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    1. I formati fotografici
    2. Leggere ed interpretare l’istogramma
    3. Immagini a 8 e 16 bit
    4. Il profilo colore
    5. Esempio pratico : elaborazione immagine

1. I formati fotografici

            Quando si parla di ritocco fotografico si è consapevoli che si deve avere a disposizione un file di partenza con il maggior numero di informazioni utili; si parla allora di file grezzo prodotto dalla fotocamera denominato file RAW.
Questo tipo di file viene prodotto dalla maggior parte delle fotocamere reflex digitali presenti attualmente nel mercato con diversa denominazione a seconda della casa produttrice della macchina fotografica ( NEF per Nikon, CR2 per Canon, ecc.. ); questo file contiene i dati catturati dal sensore senza alcuna modifica del software interno della Reflex, cosa che invece avviene salvando in formato JPG dove tutti i parametri impostati dall’utente vengono impressi in un unico definitivo file; i dati vengono memorizzati senza alterazioni e sono accompagnati dalle impostazioni definite dall’utente nel corpo macchina così da facilitarne la post-elaborazione successiva suggerendo una possibile configurazione finale nel raffinamento dei parametri.
I parametri aggiunti all’interno di un file RAW sono il bilanciamento del bianco, il profilo colore applicato, eventuali ottimizzazioni nel bilanciamento per nitidezza, contrasto, saturazione e diverse altre variabili dipendenti dal modello di reflex che stiamo utilizzando.
Si deve pensare questo tipo di soluzione come una rappresentazione a più livelli di un file; nel livello inferiore troviamo la foto cosi come è stata catturata dalla reflex cioè solo i dati che compongono l’immagine recepiti dai fotodiodi e successivamente convertiti in digitale tramite un convertitore A/D ; negli strati superiori invece ci sono le impostazioni variabili che se applicate ai dati del primo livello daranno alla nostra foto tutte le caratteristiche desiderate ( maggiore o minore nitidezza, una correzione del bilanciamento del bianco adatta alla situazione fotografata ecc.. ); quando poi dal programma di fotoritocco decidiamo che i parametri impostati o modificati successivamente sono coerenti per raggiungere la foto che desideravamo fare creeremo un nuovo file JPG o TIFF che non sarà altro che il sommarsi di tutti i nostri livelli per ottenerne uno definitivo.
Da questo si può capire che avvalendosi del formato RAW è più facile intervenire e correggere eventuali errori in postproduzione e concentrarsi maggiormente sulla corretta inquadratura ed esposizione della scena; è importante sottolineare che questo processo di elaborazione quasi obbligatorio dopo aver lavorato con file RAW richiede un tempo maggiore piuttosto che ottenere direttamente file JPG dalla macchina fotografica.

In questa guida il file di partenza usato sarà esclusivamente il RAW ( NEF nel mio caso ).

2. Leggere ed interpretare l’istogramma

Saper leggere l’istogramma non è una componente fondamentale ed irrinunciabile della fotografia ma in alcuni casi è essenziale per capire ed interpretare la scena che andremo a  fotografare; ciò ci può aiutare a completare quanto più possibile la gamma dinamica che il nostro sensore riesce a coprire e ottenere così una foto mediamente più equilibrata.

L’istogramma, per definizione, è una rappresentazione schematica della distribuzione dei pixel scuri e luminosi dell’immagine che stiamo analizzando; ogni pixel che compone la foto ha una propria luminosità che assume un range di valore, in modo molto semplicistico, che parte da 0 fino a 255 rispettivamente dal nero al bianco.

Vediamo ora alcuni esempi :

Le zone scure coprono la gran parte della foto, l’istogramma a destra non presenta alcuna informazione quindi la foto è sottoesposta.

 

La foto è correttamente bilanciata, l’istogramma riempie l’intera superficie del grafico in modo omogeneo.

Le zone chiare bruciano gran parte della foto, l’istogramma quasi non contiene scarse informazioni nella parte destra  mentre presenta forte dominanza delle alte luci a sinistra.

I picchi estremi a sinistra e destra rappresentano le zone prive di informazioni; si possono osservare quando fotografiamo grandi fonti luminose o in foto dove vengono a formarsi grossi contrasti tra zone molto e poco luminose. Molto spesso una delle prime operazioni di aggiustamento apportate ad una fotografia riguarda proprio l’adeguamento dell’istogramma, vediamo ora con un esempio pratico cosa comporta un’operazione di questo tipo.

Istogramma originale

 

Foto originale

Analizzando il grafico vediamo che la parte destra estrema non presenta informazioni; è quindi inutile avere un bilanciamento globale della foto che tiene conto dell’estensione completa della gamma dinamica quando essa non contiene dati, si procede quindi ad un adeguamento manuale; la zona inutile è stata evidenziata in BLU, agiremo spostando il puntatore evidenziato in ROSSO seguendo la freccia VERDE fintanto da arrivare all’inizio dei dati. Il cursore centrale si sposterà regolando di conseguenza la luminosità della scena,

Come possiamo vedere senza sacrificare alcuna informazione dell’immagine abbiamo ottenuto una illuminazione globale della foto sicuramente più equilibrata.

Hint : Molto spesso questo tipo di operazione viene effettuata in ambito paesaggistico anche per diminuire l’effetto nebbiolina che si ottiene fotografando distanze piuttosto elevate, un fenomeno indotto per diversi fattori ambientali, umidità mattutina ecc. in questo modo viene sottratta una componente facente parte delle alte luci restituendo alla scena maggiore contrasto e una lettura più corretta dell’immagine finale.

3. Immagini a 8 e 16 bit

Da non confondesi con il tipo di conversione A/D della macchina fotografica, lavorare con un’immagine  8 o 16 bit è uno dei fattori più importanti dell’elaborazione; si pensi che lavorare a 8 bit significa agire su 256 livelli di sfumature contro i 65536 dei 16bit; è vero che la che la foto finale poi sarà riconvertita alla minore profondità ma durante l’elaborazione avere a disposizione tutti i livelli possibili significa agire su molti più passaggi tonali rendendo più omogenee le nostre modifiche di qualsiasi entità esse siano.
Personalmente elaboro il file grezzo prodotto dalla Reflex con il programma dedicato fornito da Nikon per poi una volta concluse le procedure di sistemazione dei parametri, trasmettere il file TIFF a 16bit al programma di fotoritocco vero e proprio.

Questo è un esempio pratico dove possiamo vedere lo stesso pattern proveniente da un ritaglio fortemente ingrandito,

prima a 16bit :
uno2
e successivamente a 8 bit :

tre2

Quindi in conclusione è facile intuire che la strada migliore è praticare ogni tipo di modifica su una base di 16bit per mantenere tutti i passaggi tonali possibili.

4. Il profilo colore

Parlare del profilo colore potrebbe richiedere più tempo di quanto si possa pensare; le scuole di pensiero sono numerose su quale sia più o meno adatto nell’uso quotidiano.
Mi limiterò quindi a presentare una panoramica di quelli più utilizzati.
E’ importante sottolineare che per avere una perfetta corrispondenza dei colori in tutto il processo di sviluppo/elaborazione/stampa della foto tutti i passaggi che portano alla realizzazione del lavoro finale devono essere sincronizzati con profili colore calibrati in egual modo.

Spazio colore Adobe RGB (1998)

Lo spazio colore Adobe RGB (1998) è uno spazio colore RGB sviluppato dalla Adobe Systems nel 1998. È stato progettato per comprendere molti dei colori ottenibili con le stampatrici a colori CMYK, ma attraverso l'utilizzo dei colori primari RGB su una periferica quale il display di un computer. Lo spazio colore Adobe RGB 1998 contiene approssimativamente il 50% dei colori visibili specificati attraverso lo spazio colore LAB, con un aumento di gamma (gamut) rispetto allo spazio colore sRGB principalmente sul ciano e verde.
(Fonte Wikipedia)

Spazio colore sRGB

Quasi tutto il software era ed è progettato con l'assunto che un'immagine con 8 bit per canale, piazzata intonsa su uno schermo di 8 bit per canale, debba apparire più o meno secondo le direttive delle specifiche sRGB. Gli schermi LCD, le macchine fotografiche digitali, le stampanti, gli scanner seguono tutti lo standard sRGB. I Dispositivi che non seguono naturalmente le specifiche sRGB, (come nel caso dei vecchi schermi CRT) normalmente includono dei circuiti di compensazione o del software che, in definitiva, fa in modo che anch'essi aderiscano allo standard. Per questo motivo, si può generalmente assumere che, in assenza di profili incorporati o altre informazioni, ogni file immagine di profondità di colore di 8 bit per canale o qualsiasi API immagine di 8 bit colore o dispositivo di interfaccia, può essere trattato come appartenente allo spazio di colore sRGB. Se serve uno spazio colore RGB con una gamma più ampia, è in genere necessario ricorrere a tecniche di gestione del colore per mappare i dati immagine in modo da farli apparire correttamente sullo schermo o sul dispositivo in oggetto.
(Fonte Wikipedia)

Un confronto pratico tra i profili lo si può fare sovrapponendo i due gamut in questione :

 

 

Possiamo vedere che gamut Adobe RGB (1998) consente di avere una quantità di verdi molto superiore all’sRGB; in ordine di ampiezza gamut possiamo distinguere dal più esteso al più compresso :

-          ProPhoto RGB
-          Adobe RGB
-          sRGB

E’ importante sottolineare che non è possibile per il laboratorio stampare in sRGB nativo, il gamut della miglior carta fotografica é molto più piccolo del sRGB: i laboratori hanno sistemi automatici che convertono da sRGB al profilo della macchina per stampare considerato che il nostro occhio non riesce a notare le perdite di colore che ne derivano.
E’ vero però che il gamut Adobe RGB 1998 è più ampio e in fase di elaborazione fornisce una quantità di dati su cui lavorare più ampia, si ricalca in un certo modo la considerazione dell’8bit contro 16bit come concetto; tuttavia serve anche un monitor in grado di supportare il gamut di questo profilo ampliato per apprezzarne visivamente le differenze.

Il RAW prodotto dalla macchina fotografica propone il profilo impostato on-camera al programma di editing che produce poi il file TIFF/JPG; rientra quindi nei parametri modificabili prima della sua conversione per l’editing vero e proprio.

5. Esempio pratico : elaborazione immagine

Vedremo ora come sarà modificata e corretta una foto visibilmente sottoesposta ma con potenzialità tali da consentire un buon recupero in post-produzione.
Lavoreremo con una singola esposizione parzialmente sottoesposta, una scelta voluta perché il recupero delle basse luci con gli attuali sensori è molto agevole e consente di preservare facilmente le alte luci.
La foto originale aperta con il software di gestione nativo per il formato RAW è la seguente :

Come primo passo andremo ad eseguire  un’analisi delle componenti della foto; vediamo una predominanza delle zone scure, tuttavia non completamente nere quindi con informazioni completamente recuperabili.

L’istogramma della foto è il seguente :

L’istogramma è pulito e mi da idea dell’eventuale perdita di informazioni, in questo caso i bordi sono puliti quindi non ci sono zone completamente nere e zone completamente bianche; questo mi preserva dal dover usare più esposizioni per compensare una mancata dinamica catturata dal CMOS.
Dopo aver analizzato la foto procedo mediante l’utilizzo dei “punti di controllo colore”, uno strumento fornito dal software di sviluppo RAW Nikon che consente di agire localmente in particolari zone della fotografia e di variare Luminosità, Saturazione e contrasto, i singoli canali colore e il calore della foto; questo strumento è usabili anche in Photoshop previa installazione del Software Viveza di produzione Nikon; userò questo strumento perché lo reputo il più adatto e veloce per equilibrare tali parametri in una foto.
E’ molto importante, in Photoshop, lavorare con i livelli; un mio consiglio è mantenere sempre un livello contenente la foto originale senza ritocchi perché in alcuni casi alcuni parti di essa sono utili per comporre l’immagine finale; creeremo quindi prima un file TIFF della foto non ancora modificata e lo caricheremo in Photoshop

Le condizioni della foto iniziale sono molto difficili per quanto concerne il cielo, che risulta pelato e facilmente a rischio bruciato al minimo innalzamento della luminosità della foto, quindi devo tutelarmi con la creazione del livello originale.

Una volta importata la foto la converto da sfondo a livello

ottenendo cosi il Livello 0 come mostrato in figura.

Primo step è individuare le zone poco bilanciate dell’immagine; studiando la foto vedo che tutta la zona bassa risulta sottoesposta ma allo stesso tempo contiene un buon libello di dettaglio; la zona a sinistra a metà foto ha bisogno di un leggero ritocco anche perche quando andrò ad applicare delle correzioni inevitabilmente agirò anche nelle aree limitrofe alla zona interessata.

   

Partiamo dalla prima zona da correggere, la parte bassa della foto; in questo punto ho incrementato abbondantemente la luminosità, incrementato il contrasto e lievemente la saturazione.

La dimensione della zona interessata è piuttosto elevata e inevitabilmente come ho scritto poco fa vado ad interferire con le altre zone a metà foto che dovranno essere sistemate anche tenendo conto di queste nuove lievi modifiche.

   

La zona sinistra a metà foto ha bisogno di dettaglio; il dettaglio si ottiene equilibrando il contrasto e giocando con la saturazione evitando di enfatizzare troppo i colori perche otterremo un effetto contrario impastando i singoli pixel; i canali dei colori sono come il grafico dei livelli, deve essere bilanciato altrimenti bruceremo le tonalità intermedie perdendo informazioni importanti.

L’importante è non rovinare l’istogramma in questo caso del colore predominante, ossia i verdi :

   

La stessa operazione la applicheremo nella parte destra della foto che come nella didascalia precedente dimostra di aver bisogno di un incremento generale di dettaglio oltre che di una lieve aggiustatina alla saturazione.

 

Bene possiamo ora confrontare l’immagine originale con quella dove sono stati applicati i tre punti di correzione :

Bene, ora come ho fatto prima trasferirò il file TIFF con le nuove modifiche a Photoshop in modo da avere nel mio progetto PSD due livelli, quello con la foto originale e questa nuova versione della foto :

Sulla sinistra possiamo vedere il Tab dei livelli che mostra l’originale come più basso e il nuovo corretto come primo in visualizzazione.

Bene ora tutto il lavoro che segue è svolto unicamente usando Photoshop.

Photoshop ha degli strumenti molto potenti per poter agire localmente solo in predeterminate zone dell’immagine; alcuni degli strumenti che uso di frequente sono :

Schema e Brucia servono per agire sugli alti medi e bassi livelli in modo selettivo e incrementare/diminuire la luminosità; Spugna invece consente sempre in zone selettive di controllare la saturazione.
   

Selezionando Schema e Brucia avremo modo di scegliere su che zona dell’istogramma lavorare :

Ombre, Mezzitoni o luci. Con Esposizione definiremo invece l’entità dell’azione che andremo ad applicare alla zone selezionata.
   
Con Spugna invece sceglieremo se Saturare o Desaturare ed ovviamente l’entità dell’azione che andremo ad applicare alla zona selezionata.

Usiamo ora questi strumenti per equilibrare maggiormente la foto; lavoriamo ovviamente sul livello più alto ossia quello dove abbiamo applicato le ottimizzazioni nei tre punti; la prima zona da bilanciare è la parte bassa che necessita di maggiore luminosità e un aumento della saturazione che è andato perso a causa della generale sottoesposizione della foto.

Usando lo strumento schema sui mezzitoni e sulle luci porteremo risalto al corso d’acqua; usando solo le luci invece daremo risalto ai bordi per enfatizzare il percorso che l’acqua compie che è poi l’anima compositiva della foto.

Sono stati usati gli strumenti :
Schema : luci

Schema : mezzitoni
   

La parte centrale della foto ha subito un trattamento mirato alle luci con un lieve ritocco anche dei mezzitoni.

Sono stati usati gli strumenti :
Schema : luci (prevalentemente)

Schema : mezzitoni

Il cielo invece va sistemato a parte e ricorreremo alla foto originale che abbiamo lasciato come livello di sfondo, fino ad ora nascosto e coperto da quello dove abbiamo applicato tutti i ritocchi.

 

Questo è il cielo originale come si presenta, purtroppo al momento dello scatto la situazione non era delle migliori quindi tutto quello che possiamo fare è enfatizzare i contrasti e cercare una maggiore partecipazione del cielo nel contesto della composizione.
   
Usando lo strumento Ombre/Luci ( Immagine -> Regolazioni -> Ombre/Luci ) ho enfatizzato i contrasti; successivamente con lo strumento Schema configurato per lavorare sulle luci ho aumentato la luminosità delle nuvole.
   
Il cielo risultante dalle operazioni appena applicate.

Ora abbiamo il cielo dal livello di sfondo, e il restante della foto dal livello immediatamente superiore; con lo strumento gomma cancelleremo dal livello più in alto le zone utili ad intravvedere dal libello superiore il cielo sottostante.

Ecco il risultato finale :

Foto originale
Risultato dopo l’elaborazione